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Laboratorio linguistico-emozionale

Articolo pubblicato su infor@mazione nr. 44 del 12 dicembre 2008


Da bambini non sempre è facile riuscire a raccontare le proprie emozioni, di gioia o di dolore che siano.
Spesso non le si capiscono neppure, altre volte non si hanno le parole adatte per poterle esprimere in maniera corretta.
Eppure, comprendersi e comprendere gli altri è alla base di ogni buon rapporto con il prossimo.
Da questo presupposto nasce il progetto "linguistico - emozionale" ideato dalle due psicologhe Chiara Pagani e Roberta Venieri, che vede coinvolte le classi elementari della Scuola "B.C. Ferrini" di Olgiate Olona.
Abbiamo incontrato le due esperte assieme all'insegnante delle classi prime, Luisella Tognoli, che ci hanno raccontato obiettivi e modus operandi del progetto che attualmente è in corso nelle classi prime e nelle classi quarte, grazie al supporto dell'Amministrazione comunale, del Sindaco Volpi e della Dirigente del plesso Maria Alberta Vignati, che da 4 anni rendono possibile questo importante percorso formativo.
"Questi laboratori, pensati come un percorso dalla prima alla quinta elementare - ci raccontano la dott.ssa Pagani e la dott.ssa Venieri - si articolano in moduli, che si sposano con le richieste del singolo Istituto, nelle ore curriculari (di solito quelle di Italiano), e in parallelo con il programma scolastico.
Si lavora sulle quattro emozioni fondamentali: felicità, tristezza, rabbia e paura, con un progetto in divenire, che cambia a seconda degli anni per calibrarsi sulle richieste degli insegnanti e sulle dinamiche della classe.
Ogni classe, infatti, è a sè, con risorse e problematiche diverse, e per ognuno diventa importante lavorare su un'area piuttosto che un'altra.
Ogni percorso coincide con la realizzazione di un lavoro finale, grafico per i bambini più piccoli (come la realizzazione di libri pop-up), teatrale per quelli più grandi, come quello sulla prevenzione del bullismo, una tematica importante e doverosa da affrontare, soprattutto in certi contesti scolastici".

Perchè il progetto si chiama Linguistico - emozionale?
"Oltre a parlare di emozioni ci proponiamo di offrire gli strumenti linguistici adatti ad identificare e gestire ciò che si prova: i bambini vogliono raccontarsi e noi dobbiamo dare loro il modo di farlo, dobbiamo ascoltarli.
Accompagnamo i bambini, senza sostituirci al lavoro della maestra nè tanto meno a quello della famiglia: per questo sono coinvolti anche loro, con le maestre definiamo assieme il percorso, con i genitori sono previsti diversi colloqui perchè si rendano partecipi e capiscano per loro siamo una preziosa risorsa nella prevenzione del disagio scolastico.
Per i più piccoli il lavoro è più individuale, anche le emozioni riguardano molto di più la sfera personale; mentre nelle classi quarte e quinte, cominciamo a lavorare con altre emozioni, ampliamo il discorso, introducendo il concetto di gruppo, identità, empatia...
Ognuno di loro, inoltre, dalla terza elementare ha un proprio "quaderno emozionale", in cui annotare tutto ciò che vuole".
Anche l'insegnante Tognoli, che da anni aderisce al progetto, si dice entusiasta: "Quest'anno, visto che ho le classi prime - dice - abbiamo pensato di operare in un'ottica diversa da quella didattica, ma in un'ottica di 'accoglienza', per monitorare e assicurarci il benessere del bambino a scuola, ponendoci di fronte al discorso della maturazione emotiva del bambino, che spesso si ritrova ad iniziare il percorso scolastico a soli 5 anni e mezzo.

Quali sono le paure e le gioie più frequenti nei bambini?
"Queste dipendono dall'età - rispondono le psicologhe - i bimbi più piccoli hanno paura della solitudine, del buio, di smarrirsi, della guerra; mentre i bambini più grandi hanno paure più concrete, legate al gruppo: la paura per esempio di essere esclusi dagli amici.
Ma tutti hanno in comune la paura della separazione dei propri genitori e ci comunicano la gioia di passare del tempo in loro compagnia.
Il progetto dà anche modo di avere uno spaccato sociologico dei nostri bambini: la loro crescita avviene in maniera sempre più veloce e influenzata dal mondo della televisione, che li vuole grandi a tutti i costi.
Ma grandi a livello di maturazione fisica non vuol dire esserlo anche a livello di maturità interiore, ed ecco che la pre-adolescenza precoce è un fenomeno attuale e preoccupante, già nelle classi quinte delle elementari".